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Meno neonati disabili, aumentano aborti


La sempre maggiore diffusione dei test prenatali provoca sempre meno bambini disabili. Infatti molti genitori di fronte alla prospettiva di avere un figlio con la sindrome di Down o con altra forma di disabilità scelgono l’aborto. La percentuale, secondo quanto spiega al quotidiano Il Gazzettino Enrico Busato, direttore dell’unità di Ginecologia e ostetricia dell’ospedale di Treviso, è del 70%. Sette genitori su 10 quindi preferiscono l’aborto. “Vale per tutte le disabilità – spiega il primario -. Compresi i bambini con la sindrome di Down. Ne nascono meno perché le diagnosi sono precoci e conseguentemente si interrompe prima la gravidanza”.

Il medico, poi, si lascia andare ad una considerazione morale: “Tempo fa le famiglie accettavano più facilmente un figlio con disabilità innanzitutto perché non lo si sapeva. Non c’erano le possibilità diagnostiche attuali. Ma adesso si fa più fatica anche perché a livello generale si tende ad avere in testa il figlio perfetto, a volte quasi confezionato su misura. In questa analisi va valutato, a mio avviso, anche un calo dei valori di fondo. Una volta era diffusa una tradizione cristiana molto forte e i genitori facevano una serie di considerazioni che alla fine li spingevano a decidere di mettere al mondo un figlio anche se con la sindrome di Down, ad esempio. Oggi questi valori si stanno perdendo”.

Valutazioni che ad esempio sono estranee ad un Paese come l’Islanda dove, in pratica, dicono le statistiche più recenti, la sindrome di Down sta scomparendo sempre a causa dell’ampia diffusione dei test prenatali che porta sistematicamente i genitori a decidere per l’aborto nei casi in cui il responso per il nascituro sia quello, appunto, di essere afflitto dalla sindrome di Down. Una scelta consapevole, laica, e senza implicazioni etiche. Ma decisa, quasi univoca.

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