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Pubblicato il 12/11/2022
Abbiamo notato dalla nostra esperienza di farmacisti che oggi si usa il termine long covid, troppo spesso e troppo frequentemente per giustificare stanchezza fisica ed altri sintomi dopo la guarigione da Covid. Cerchiamo di fare chiarezza
Con il termine Long Covid si esprimono una serie di sintomi legati all’infezione da SARS-CoV-2, che si sviluppano e persistono per diverso tempo dopo la guarigione da COVID-19.
Esiste però una diversa sensibilità ai sintomi tra persona e persona e non sempre tutti riconducono la sintomatologia all’infezione da COVID-19.
Occorre chiarire che non tutti i pazienti affetti da Covid-19, manifestano sintomi da long covid anche se è possibile con la variante omicron che i sintomi possano colpire pazienti giovani e soggetti asintomatici
I sintomi del Long covid sono diversi dai sintomi della variante Omicron in fase acuta che colpisce prevalentemente le vie aree superiori
I sintomi del long covid possono colpire tutti i soggetti che hanno avuto l’infezione da COVID-19 e generalmente sono variabili da paziente a paziente. Questi includono:
Esistono poi alcuni sintomi definiti specifici che si manifestano a livello:
Neurologico:
Respiratorio
Cardiovascolare
Gastro intestinale
Non esistono ancora studi scientifici che mostrino un dato certo sulla durata dei sintomi post infezione alla variante omicron. C’è poi anche una soggettività ed una sensibilità diversa alla sintomatologia da persona a persona che complica una analisi specifica.
Dalla nostra esperienza diretta con i pazienti, possiamo affermare che i sintomi di long covid possono durare settimane o addirittura diversi mesi.
Il sito statunitense “Centers for diseases control and prevention” ha pubblicato alcuni dati recentemente analizzati sulla popolazione americana relativi all’infezione delle prime varianti di Covid.
Si ritiene che il virus SARS-CoV-2 e tenda a localizzarsi prevalentemente nell'intestino perché qui si trova la maggior parte dei recettori ACE 2. Come conseguenza il virus può rimanere anche diversi mesi nell'organismo e anche se il tampone naso-faringeo risulta negativo. Pertanto, il paziente può andare incontro ad una infezione cronica. Questa cronicizzazione, in alcune persone, può causare danni perché il virus continua a replicarsi e a produrre spike.
La proteina spike (in italiano chiodo) è quella protuberanza della superficie esterna del virus SARS-CoV-2 caratteristica peculiare della famiglia dei coronavirus. Sembra che sia produzione continua di proteine spike a determinare i sintomi del long covid.
Queste proteine stimolano il sistema immunitario in modo positivo producendo anticorpi nei confronti dell'infezione ed in modo negativo aggredendo anche recettori coinvolti in altri processi funzionali del nostro organismo.
Un danno da intossicazione da spike può essere dovuto al fatto che questa proteina si lega ai recettori ACE presenti in molti distretti dell’organismo continuando a stimolarli e generando i sintomi del long covid.
Ancora, la spike può agire come proteina prionica. In pratica modificando la sua conformazione in maniera patologica, può aggregarsi con altre proteine con caratteristiche simili e formare dei complessi che possono depositarsi nei tessuti del sistema nervoso.
Non esiste ancora una letteratura scientifica che farmaci o rimedi per la salute per prevenire il long covid. Per prevenire il long covid occorrerebbe infatti prevenire l’infezione di Covid. Per prevenire l’infezione da Covid è necessario seguire i consigli del tuo medico curante o quelli del Ministero della Salute.
Come in tutte le convalescenze, la ripresa può essere lenta e rafforzare l’organismo con i nutrienti giusti può aiutare a recuperare più velocemente.
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