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Il cesareo non indispensabile sarà reato


Tecnicamente il reato si chiamerà violenza ostetrica e i responsabili (medici, ostetriche personale paramedico) rischiano da due a quattro anni di carcere, salvo che il fatto costituisca più grave reato. Si tratta di un disegno di legge presentato dal deputato Adriano Zaccagnini e all’esame della commissione Affari sociali della Camera in questi giorni e che si propone di stroncare l'eccedenza di parti cesarei, un primato tutto italiano. Con il 34,1 dei casi, siamo infatti il primo Paese in Europa per parti cesarei. Addirittura in Campania sei gravidanze su dieci si concludono chirurgicamente. Un’inchiesta del ministero della salute del 2013 aveva dimostrato che “l’alto numero dei tagli cesarei non era basato su criteri di appropriatezza e di effettiva necessità”. Si tratta di interventi inutili, insomma.

Ma adesso le cose potrebbero cambiare. Nella nuova proposta di legge il cesareo viene definito “intervento chirurgico invasivo e pericoloso per la salute della donna e del neonato” e si chiede di effettuarlo “solo qualora ricorrano comprovati motivi di necessità clinica e previo espresso consenso informato, libero e consapevole della partoriente”. Se poi è la donna, non più “oggetto passivo di trattamenti", a chiederlo specificamente, la decisione dovrà essere presa “senza pregiudizi” in accordo con il personale che ha fornito le informazioni e le motivazioni indicate nella cartella clinica. Un altro progetto di legge, infine, ipotizza il reato di truffa nei confronti dello Stato nei casi in cui una struttura ospedaliera o convenzionata pratichi un parto cesareo non necessario, guadagnando 2.457 euro invece dei 1.139 euro previsti per un parto naturale.

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